I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

CHE COSA SONO

Le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione, mostrano difficoltà specifiche nel rapporto con il cibo e con il proprio corpo, tali da compromettere in modo significativo la qualità di vita.

A livello diagnostico vengono distinte tre categorie principali di disturbi dell’alimentazione: l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa ed il disturbo da alimentazione incontrollata o binge eating disorder (BED).
La caratteristica centrale di questi disturbi è un’eccessiva importanza nei riguardi del peso, delle forme corporee e dell’alimentazione. Questo rende comprensibili la maggior parte dei comportamenti disfunzionali agiti: il vomito auto-indotto, l’uso improprio di lassativi o di diuretici, la preoccupazione nei confronti del mangiare e l’estrema sensibilità alle modificazioni del peso e della forma corporea.

I DCA colpiscono prevalentemente adolescenti o giovani adulti, mediamente intorno ai 17 anni di età, e nella maggior parte dei casi si tratta di ragazze (il rapporto è di 9 ad 1, cioè su dieci persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione, nove sono di sesso femminile ed una è di sesso maschile). Nel caso specifico del disturbo di alimentazione incontrollata l’insorgenza è più frequente nella prima età adulta.

Accade di frequente che i soggetti con questo tipo di patologia passino, nel corso della vita, da un disturbo dell’alimentazione (es. anoressia nervosa) a un altro (es. bulimia nervosa).

ANORESSIA NERVOSA

CHE COS’È

L’ anoressia nervosa è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato dai seguenti aspetti:

 

  • rilevante perdita di peso: chi soffre di anoressia nervosa presenta meno del 15% del peso considerato normale per età, sesso e altezza. La riduzione del peso viene valutata attraverso l’indice di massa corporeo o body mass index (BMI), che si calcola dividendo il peso (in chilogrammi) per il quadrato dell’altezza (in metri); in un soggetto normopeso il BMI è compreso tra 18.5-24.8 Kg/m2, mentre in una persona sottopeso scende al di sotto di 18.5 Kg/m2;
  • intensa paura di ingrassare anche quando si è sottopeso;
  • alterazione nella percezione e nella valutazione del peso, della taglia e delle forme corporee, tanto che il soggetto di solito percepisce in maniera distorta il proprio corpo o parti di esso;

 

COME SI MANIFESTA

 

L’anoressia nervosa è caratterizzata da una sostenuta e determinata ricerca di magrezza e di perdita di peso, vissuta come un successo e non come un problema anche quando raggiunge livelli pericolosi per la salute.

L’esordio avviene quasi sempre dopo una dieta intrapresa con lo scopo di perdere qualche chilo di troppo. Nelle fasi iniziali, la persona prova una sensazione di euforia per il raggiungimento dell’obiettivo del dimagramento ma, col progredire del calo di peso, arriva a  perdere il controllo sulla propria alimentazione; di conseguenza, il dimagramento prosegue con bassa possibilità di arrestarlo volontariamente.
Nonostante sia sottopeso, la persona continua a percepire come “troppo grasse” alcune parti del proprio corpo, in genere l’addome, le cosce e i glutei. Per questo motivo, seguita a mettere  in atto una serie di comportamenti finalizzati alla riduzione del peso e delle forme corporee, come ad esempio: digiuni prolungati, vomito auto-indotto, uso improprio di lassativi o enteroclismi o diuretici, riduzione del numero dei pasti al giorno e attività fisica eccessiva.
Inoltre, spesso vengono messi in atto ulteriori comportamenti di controllo come pesarsi di continuo, controllare le proprie forme allo specchio, misurare alcune parti del corpo (body check).

A volte però, è possibile che avvenga l’esatto contrario: a causa delle emozioni negative esperite nel focalizzare l’attenzione sulle forme del  proprio corpo (es. disgusto verso se stessi) possono attivarsi condotte di evitamento del controllo del proprio peso o della propria immagine corporea (ad esempio, evitare di passare davanti allo specchio, di pesarsi e di guardarsi nel riflesso delle vetrine).

 

Con il passare del tempo, in seguito alla denutrizione, si può strutturare una vera e propria ossessione per il cibo.

I soggetti con anoressia nervosa possono pensare al cibo quasi tutto il giorno, non è raro infatti trovare ragazze con anoressia nervosa che amano cucinare per i familiari, parlare continuamente di cose da mangiare o leggere libri sulla composizione degli alimenti; inoltre, si possono sviluppare veri e propri rituali stereotipati inerenti il cibo, come contare le calorie, mangiare lentamente e sminuzzare il  cibo prima di ingerirlo.

Le ragazze che soffrono di questo disturbo, inoltre, presentano generalmente un elevato isolamento sociale, in quanto tendono ad evitare qualsiasi situazione in cui debbano mangiare davanti ad altre persone (es. cene con amici, feste); al contrario, sembrano essere molto interessate allo studio e, naturalmente, all’attività fisica.

I livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo. La perdita di peso viene considerata un segno del proprio valore personale e della propria forza, mentre l’aumento di peso viene percepito come un’inaccettabile perdita delle capacità di controllo e la dimostrazione tangibile della propria inadeguatezza.

Compaiono spesso sintomi depressivi, quali tristezza, disperazione, senso di colpa e irritabilità.

Si possono distinguere due forme di anoressia nervosa: l’anoressia restrittiva, in cui sono presenti  digiuno e una intensa attività fisica, e l’anoressia con bulimia, in cui sono presenti delle abbuffate (episodi in cui si mangia con la sensazione di avere perso il controllo sul cibo); le crisi bulimiche generalmente si presentano dopo un primo periodo di forte restrizione alimentare.

Per una persona con anoressia nervosa, tuttavia, l’abbuffata può essere soggettiva, cioè non è necessaria una assunzione di grandi quantità di cibo, ciò che conta è la sensazione di perdita di controllo, che può avvenire anche mangiando ad esempio un solo biscotto. Le abbuffate, inoltre, sono associate a sensi di colpa e vergogna e sono spesso seguite dal bisogno compulsivo di adottare meccanismi di compenso che permettano di arginare gli effetti sul peso (es. abuso di lassativi e diuretici, vomito auto-indotto, attività fisica intensiva).

In alcuni casi il disturbo può manifestarsi per un breve periodo di tempo (es. qualche mese), in altri può diventare stabile e durare qualche anno; nel 10-20% dei casi tende a cronicizzarsi.

 

COME CAPIRE SE SI SOFFRE DI ANORESSIA NERVOSA

 

I sintomi in base ai quali è possibile sospettare di soffrire di anoressia nervosa sono:

  • mantenimento attivo di un basso peso corporeo;
  • eccessiva importanza attribuita al peso, alle forme corporee, al controllo dell’alimentazione e alle  calorie.

 

Dal momento che è possibile riscontrare la presenza di tali caratteristiche anche in altri disturbi, è opportuno chiarire alcune distinzioni tra l’anoressia nervosa e altre condizioni che possono sembrare simili.
In primo luogo è necessario valutare se vi sono delle patologie organiche:  una perdita di peso può essere, infatti, un sintomo riscontrabile anche in malattie gastroenteriche, neoplasie cerebrali, carcinomi occulti e AIDS. Chi è affetto da tali patologie, tuttavia, non presenta un disturbo dell’immagine corporea né il desiderio di perdere ulteriormente peso.

Nella depressione maggiore si può verificare una marcata diminuzione di peso; mancano, però, sia il desiderio di dimagrire intenzionalmente che la paura di ingrassare.
Alcune caratteristiche dell’anoressia possono anche essere presenti nel disturbo ossessivo-compulsivo  (ossessioni e i rituali con il cibo); nel caso della anoressia nervosa, tuttavia, tali pensieri e comportamenti sono fortemente influenzati dalla denutrizione e il contenuto delle ossessioni é strettamente legato al cibo.
In comune con la fobia sociale, inoltre,  può esservi l’imbarazzo o il disagio nel mangiare in pubblico; nell’anoressia nervosa, in ogni caso, tale aspetto è accompagnato da un’attenzione nei confronti del cibo, del  peso e delle forme del corpo, che non compare nella fobia sociale, ed è una conseguenza della restrizione alimentare.

Ciò che permette di differenziare una persona che soffre di anoressia nervosa (sottotipo con abbuffate e condotte di eliminazione) da una persona che soffre di bulimia nervosa è il peso corporeo: gli individui con bulimia riescono, infatti,  a mantenere un peso maggiore o uguale a quello minimo normale.

 

QUALI SONO LE CAUSE?

 

Non è possibile identificare un solo fattore responsabile dell’insorgenza di un problema alimentare, piuttosto è necessario considerare un insieme di fattori fisici, ambientali e di personalità.
fattori di rischio sono gli stessi per tutti i disturbi del comportamento alimentare:

  • la presenza di un membro della famiglia a dieta per un qualsiasi motivo;
  • critiche di familiari su alimentazione, peso o le forme corporee;
  • episodi di vita in cui si è stati presi in giro sull’alimentazione, il peso o le forme corporee;
  • obesità dei genitori;
  • obesità personale nell’infanzia;
  • frequentazione di ambienti che enfatizzano la magrezza (es. danza, moda, sport);
  • disturbi dell’alimentazione in famiglia.

 

Esistono, inoltre, delle caratteristiche specifiche di personalità che si riscontrano nei pazienti affetti da disturbo dell’alimentazione. Queste aspetti di personalità vengono considerati come fattori di vulnerabilità individuale, ovvero fanno sì che coloro che ne sono portatori siano più esposti di altri a sviluppare un disturbo dell’alimentazione.

Una persona sarà tanto più a rischio di sviluppare una anoressia nervosa se:

  • ha uno scarso concetto di sé (bassa autostima);
  • non ha fiducia in se stessa;
  • ha scarsa consapevolezza delle proprie emozioni;
  • è eccessivamente perfezionista;
  • tende ad estremizzare le cose, cioè “vede tutto bianco o tutto nero”;
  • manifesta comportamenti impulsivi o comportamenti ossessivi;
  • tende ad attribuire importanza eccessiva al peso ed alla forma del proprio corpo.

 

QUALI SONO LE CONSEGUENZE?

L’anoressia nervosa danneggia in modo significativo sia la salute fisica che il funzionamento  psicologico e sociale della persona che ne soffre.
La perdita di peso è quasi sempre accompagnata da problemi fisici derivanti dall’inadeguata nutrizione.

Le complicazioni mediche riguardano principalmente alterazioni nelle funzioni:

  • endocrine;
  • cardiovascolari;
  • gastrointestinali;
  • ematologiche;

 

Nello specifico, possono essere presenti: demineralizzazione ossea con osteopenia ed osteoporosi (che aumentano il rischio di fratture), alterazioni cutanee, disturbi gastrointestinali, danni muscolari, letargia o eccesso di energia, ipotermia e ipotensione. Nei casi più gravi può subentrare la morte per problemi nella funzionalità cardiaca. La maggior parte delle complicazioni mediche, tuttavia, ad eccezione della ridotta densità ossea, scompaiono una volta normalizzato il peso e dopo aver acquisito un corretto comportamento alimentare.

Da un punto di vista psicologico, la presenza di un disturbo alimentare ha spesso effetti negativi sull’umore (tristezza, depressione e sensi di colpa), con conseguenze nei diversi ambiti di vita.

Di solito è presente un calo del desiderio sessuale che può influenzare i legami affettivi. In molti casi, inoltre, le persone possono presentare dei problemi nel coltivare dei rapporti di amicizia poiché sono solite evitare le situazioni sociali, soprattutto se queste comportano stare a tavola con gli altri. Si possono presentare anche problemi sul lavoro e a scuola, a causa della difficoltà di concentrazione, e in molti casi liti in famiglia.

Tutto ciò incide pesantemente sulla sull’immagine di sé e sulla autostima.

 

DIFFERENTI TIPI DI TRATTAMENTO

 

Per la cura dell’anoressia nervosa, come per quella degli altri disturbi del comportamento alimentare, si hanno a disposizione diversi tipi di trattamento, ciascuno focalizzato su aspetti specifici del problema e su modalità peculiari di intervento.
Il trattamento farmacologico per l’anoressia nervosa mira soprattutto alla cura delle eventuali patologie psichiatriche associate (depressione maggioredisturbo ossessivo-compulsivo) e a correggere le disfunzioni organiche conseguenti alla denutrizione.
Il trattamento psicoterapeutico ad orientamento sistemico-relazionale cerca di intervenire sul problema attraverso la modificazione delle relazioni familiari problematiche all’interno del sistema familiare; esso presuppone, dunque, che sia la famiglia ad essere sottoposta al trattamento.

In casi di denutrizione molto grave è necessario il ricovero ospedaliero.

 

IL TRATTAMENTO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

La terapia cognitivo-comportamentale

Il trattamento cognitivo-comportamentale per la cura della anoressia nervosa, come per gli altri disturbi alimentari, prevede un lavoro congiunto da parte di più figure specialistiche che lavorano in équipe: il dietista-nutrizionista, lo psicoterapeuta e lo psichiatra.

La terapia cognitivo-comportamentale mira a modificare l’idea che il peso e le forme corporee costituiscano l’unico o il principale fattore in base al quale stimare il proprio valore personale.

Lo scopo è quello di aiutare chi soffre di un disturbo dell’alimentazione a imparare a gestire il proprio sintomo, a sostituirlo con comportamenti più adeguati e soddisfacenti, e a identificare e modificare alcune modalità di pensiero problematiche che favoriscono il mantenimento della patologia alimentare.
Il trattamento prevede tre fasi per una durata complessiva di almeno un anno.

La prima fase è finalizzata a normalizzare il peso e ad abbandonare i comportamenti di controllo del peso; la seconda fase tende a migliorare l’immagine corporea, la valutazione di sé e i rapporti interpersonali; la terza fase prevede l’applicazione di procedure finalizzate a prevenire le ricadute, a mantenere i risultati raggiunti durante il trattamento e a preparare la fine della terapia.
Il Terzo Centro di Psicoterapia Cognitiva si avvale del lavoro di un’equipe medico-psicologica in grado di offrire risposte diversificate in base alle problematiche presentate dal singolo paziente.

La terapia cognitivo-comportamentale per i disturbi dell’alimentazione risulta efficace dove non sono presenti disturbi psicologici di altra natura. Pertanto nei casi in cui la valutazione diagnostica fornisca evidenze a favore di una doppia diagnosi (es. disturbo di personalità e disturbo del comportamento alimentare), è prevista una prima fase di intervento ampiamente incentrata sul trattamento del disturbo di personalità.

Il trattamento del disturbo del comportamento alimentare può prevedere l’attivazione di un progetto terapeutico così articolato:

  • colloqui di valutazione diagnostica;
  • terapia cognitivo-comportamentale individuale;
  • gruppi psicoterapeutici su aspetti specifici della patologia;
  • terapia farmacologica;
  • consultazioni psicologiche ai familiari del paziente;
  • sostegno psicologico alle famiglie in caso di ospedalizzazione del paziente;
  • colloqui ed esami di follow-up per la valutazione del trattamento e la ri-definizione del piano di intervento;
  • collaborazione con dietisti e nutrizionisti, che consente di modificare le abitudini nutrizionali scorrette attraverso il monitoraggio quotidiano dell’alimentazione;
  • eventuale invio presso strutture di ricovero pubbliche o private.

PER SAPERNE DI PIÙ SUI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE

·         Patologia del comportamento alimentare: obesità , anoressia mentale e personalità

Bruch H., 1997, Feltrinelli, Milano

·         Terapia cognitiva comportamentale ambulatoriale dei disturbi dell’alimentazione

Dalle Grave R., 2003, Positive Press, Verona

·         Terapia cognitiva comportamentale dei disturbi dell’alimentazione durante il ricovero

Dalle Grave R., 2005, Positive Press, Verona

·         Terapia cognitiva comportamentale multi-step dei disturbi dell’alimentazione: casi clinici

Dalle Grave R., 2005, Positive Press, Verona

·         Handbook of treatment for eating disorders

Garner D.M. Garfinkel P.F., 1997, Guilford Press, New York

·         Anoressia e bulimia nei paesi dell’area mediterranea

Ruggiero, G.M. (a cura di), 2004, Deleyva Editore, Milano

·         Il trattamento della famiglia nella clinica dell’anoressia-bulimia

Barbuto M., 1999, Franco Angeli, Milano.

·         Ragazze anoressiche e bulimiche: la terapia familiare

Selvini Palazzoni, 1999, Raffaello Cortina, Milano

·         Vincere l’Anoressia Nervosa

Vanderlinden J., 2001, Positive Press, Verona

·         La gabbia d’oro. L’enigma dell’anoressia mentale

Dalle Grave R., Bruch H., 2003, Feltrinelli, Milano

  • Binge eating e bulimia: Trattamento dialettico-comportamentale

Safer Depra L., Telch Christy F.

  • Manuale pratico disturbi alimentari

Schimdt, Treasure, MacDonald

  • Bulimia e anoressia

Salomon, Sellam

  • Aspetti psicologici nella bulimia nervosa e nel binge eating disorder

Palmerone Nazaria

  • La terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione

Fairburn

  • Come vincere le abbuffate: un nuovo programma scientifico

Fairburn