Trauma psicologico

Spesso sentiamo parlare di trauma o lo immaginiamo come un evento del tutto normale nella nostra vita, qualcosa che può capitare ma che non lascia il segno, ma in realtà le esperienze traumatiche possono contribuire molto alla nostra sofferenza mentale e generare di per sé molti disturbi che richiedono l’intervento dello specialista.

Il trauma rappresenta un’esperienza di particolare gravità che compromette il senso di stabilità e continuità fisica e  psichica di una persona causandone disorganizzazione e disregolazione del sistema biologico. Si tratta di un evento o più eventi ripetuti nel tempo estremamente stressanti che producono reazioni emotive e corporee talmente forti che non  sempre il cervello riesce ad elaborare generando sofferenza e compromissione della vita quotidiana.

Quando l’elaborazione del trauma non avviene spontaneamente, le emozioni e le sensazioni corporee ad esse associate si bloccano, e costruiscono reti neuronali disfunzionali che compromettono il normale funzionamento psichico ed il benessere della persona.

Molti autori, oggi, indipendentemente dall’approccio teorico di appartenenza, sostengono che piccoli e grandi traumi psicologici, vissuti soprattutto in età infantile, hanno un impatto significativo sull’emergere dello stress psicologico e sullo sviluppo di vari disturbi mentali.
Sono diversi gli eventi che potenzialmente possono scatenare un trauma psicologico e non includono solamente l’esposizione a condizioni estreme, chiamati traumi con la T maiuscola, come incidenti gravi, malattie che minano l’integrità della persona, essere sopravvissuti ad alluvioni, terremoti, atti di terrorismo, aver subito violenze o abusi sessuali etc; ma spesso possono riguardare anche esperienze molto comuni che possiamo definire traumi con la t minuscola che influiscono notevolmente sul senso di valore personale, sulla sicurezza, sull’autostima e sul senso di efficacia.

Si può trattare di esperienze ripetute  di trascuratezza nell’accudimento e/o essere stati esposti a rimproveri eccessivi e costanti  durante l’infanzia, oppure aver subito violenza verbale o fisica, essere stati vittime di atti di bullismo, oppure essere stati scottati dalla rottura di una relazione importante, essere stati abbandonati, dalla perdita improvvisa del lavoro, etc.

Solitamente, per i traumi con la t minuscola, non si hanno ricordi chiari di episodi specifici ma solo sensazioni o ricordi molto vaghi che nella vita presente si possono manifestare  attraverso malesseri generali di vario tipo come attacchi di panico, ossessioni, fobie, dolori cronici, ansia, depressione, somatizzazioni, senso di insoddisfazione, nervosismo, agitazione interna, facile litigiosità, sensazione costante di non sentirsi mai compresi, oppure sensazione cronica di solitudine e abbandono, etc.

Questi sono spesso segnali di mancata elaborazione di episodi disturbanti che continuano ad attivarsi nel presente creando un malessere generale.

Dunque ciò che definisce un trauma non è necessariamente la gravità dell’evento quanto piuttosto la reazione soggettiva all’evento traumatico e quanto questo impatta negativamente nella vita di una persona.

Per esempio può accadere di essere stati denigrati a scuola, davanti ai compagni, da un professore troppo duro, e di aver provato una sensazione di vergogna molto intensa tale da innescare una forte paura tutte le volte che si veniva interrogati. E se quest’ esperienza non è stata elaborata è possibile che anche dopo anni continui ad interferire nella vita quotidiana suscitando  le stesse sensazioni negative tutte le volte che ci si trova di fronte ad una situazione simile o che ricorda anche vagamente quell’esperienza, come incontrare qualcuno che  assomiglia al professore, trovarsi in situazioni di valutazione come esami, lavoro, etc.

Oppure una separazione brusca e/o improvvisa durante l’infanzia dai propri genitori (vacanze scout senza poter chiamare casa, vivere per un periodo dai nonni o altre figure di riferimento, collegio, etc. ) o anche semplicemente aver ricevuto minacce ripetute sulla possibile separazione dai propri genitori (“ti chiudo in collegio ”). Queste esperienze, se nel momento in cui si sono vissute hanno causato una grande sofferenza possono rimanere attive anche dopo anni innescando le stesse sensazioni di fronte a possibili separazioni (con il partner, amicali, malattia o morte di qualcuno, etc.)

La risposta all’esperienza traumatica è, prima di tutto, emotivo-corporea nel senso che la persona sperimenta delle intense emozioni negative molto forti quali tristezza, angoscia, ansia che si manifestano nel corpo attraverso diversi sintomi somatici come dolori gastrointestinali, mal di schiena, mal di testa, tachicardia, etc.  Un trauma irrisolto impedisce l’elaborazione delle emozioni e delle sensazioni corporee associate al trauma, permanendo nel cervello oltre la conclusione dell’esperienza  che sono pronte a riattivarsi in situazioni simili a quella traumatica e, anche se la persona si trova in condizioni di sicurezza, può accadere, infatti, che essa sperimenti le stesse emozioni e sensazioni sgradevoli che aveva provato nel momento in cui è avvenuto il trauma, pertanto è opportuno intervenire quanto prima per ridurne l’impatto negativo. Ad esempio può accadere che una persona che abbia subito un incidente in macchina possa continuare a provare le stesse sensazioni negative tutte le volte che deve fare un tragitto in auto o se passa nel luogo dell’incidente e/o incontra persone legate a quell’esperienza e questo può accadere anche dopo molti anni dall’evento, condizionando al vita di tutti i giorni.

Se non si interviene nella risoluzione di un trauma questo, nel tempo,  tende a “complessizzarsi” dando vita a forte sofferenza  psicologica che può manifestarsi attraverso diversi sintomi e modalità di relazione disfunzionali nel rapporto  con se stessi e con gli altri.

 

Disturbo Post Traumatico da Stress

Il Disturbo Post Traumatico da Stress ha un incidenza tra il 5% e il 10% della popolazione e si sviluppa in seguito all’esposizione ad un evento stressante e traumatico che la persona ha vissuto direttamente, o a cui ha assistito, e che ha implicato una minaccia all’integrità fisica e psicologica propria o di altri.

La risposta della persona all’evento traumatico comporta paura intensa, senso di impotenza e/o orrore (nei bambini questo può essere espresso con comportamento disorganizzato o agitato e irritabilità) e si caratterizza per i seguenti sintomi:

  • Rievocazione dell’evento attraverso immagini, pensieri, percezioni ricorrenti e intrusive, incubi notturni, sensazione di rivivere l’esperienza (illusioni, allucinazioni, flashback). Nei bambini questo può esprimersi attraverso giochi ripetitivi in cui vengono espressi temi o aspetti riguardanti il trauma, disegni e/o sogni spaventosi senza un contenuto riconoscibile.
  • Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento: pensieri, sensazioni, conversazioni, attività, luoghi o persone che evocano ricordi legati al trauma.
  • Attenuazione della reattività generale (anestesia emotiva): diminuito interesse per gli altri, senso di distacco e di estraneità, affettività ridotta, sentimenti di diminuzione delle prospettive future, riduzione marcata dell’interesse o della partecipazione ad attività che prima dell’evento procuravano piacere.
  • Aumento dell’attivazione nervosa, con difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, incubi notturni, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme.
  • Reattività fisiologica intensa all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o che assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico (luoghi, odori, persone, etc.). La persona presenta costante ansia e aumento dell’arousal (eccitabilità, non riuscire a stare fermo,tachicardia, etc.)
  • Alterazione delle funzioni cognitive ed emotive: sensazione di tristezza, ansia, difficoltà nella concentrazione, a ricordare episodi significativi legati all’evento traumatico, convinzioni o aspettative negative su se stessi, sugli altri e sul mondo “sono cattivo”, “non ci si può fidare di nessuno”.
  • Irritabilità, scoppi di collera, aggressività, e/o gesti autolesivi

 

I sintomi del disturbo post traumatico da stress possono insorgere immediatamente dopo il trauma o anche dopo molto tempo con esordio tardivo e la sua durata può variare da un mese alla cronicità; per questo si rende necessario un intervento tempestivo.

Trattamento EMDR

Il trattamento del disturbo post traumatico da stress richiede necessariamente un intervento ed una delle metodiche recentemente sviluppate che si è dimostrata più efficace  per l’elaborazione del trauma  è l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) ovvero desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari.

E’ un trattamento psicoterapeutico, riconosciuto scientificamente a livello internazionale, che può essere integrato nei programmi terapeutici aumentandone l’efficacia.

L’EMDR utilizza la stimolazione dei movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destra/sinistra provocando una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali e si basa su un processo neurofisiologico innato, legato all’elaborazione dell’informazione.

Questo sistema porta gli individui spontaneamente verso la risoluzione del disagio associato ai traumi ma, in condizioni di stress, può accadere che questo meccanismo naturale di auto-guarigione si blocchi, impedendo la naturale elaborazione del trauma. Così, le informazioni relative all’evento traumatico non si integrano con il resto delle esperienze, ma rimangono “bloccate” nel cervello con  immagini,  suoni, odori, pensieri, emozioni e sensazioni corporee che sono state vissute al momento dell’evento e, quindi, l’elaborazione si congela. E’ come se l’esperienza stressante non potesse essere “digerita” e trasformata in un normale ricordo, quindi, provoca sofferenza psicologica. L’EMDR agisce proprio sugli eventi “congelati”, riattivandone l’elaborazione.

Durante la seduta EMDR il paziente rimane sempre cosciente e presente e, attraverso la stimolazione oculare, opportunamente guidata dal terapeuta, e associata con l’immagine traumatica,  le convinzioni negative, le emozioni e le  sensazioni corporee spiacevoli ad essa associate, avviene la rielaborazione dell’informazione fino alla completa risoluzione dei sintomi.

Con le sedute di EMDR i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico subiscono una desensibilizzazione, quindi perdono la loro carica emotiva negativa.  Il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento; l’immagine cambia nei contenuti e nel modo in cui si presenta, i pensieri intrusivi in genere si attutiscono o spariscono, così come le emozioni e le sensazioni fisiche si riducono di intensità. Chi ha fatto terapia con EMDR riferisce  di sentire il ricordo dell’ esperienza traumatica come parte del passato ed il ricordo cambia nei contenuti e nel modo in cui si presenta e viene vissuto in modo distaccato, come fosse un “ricordo lontano”, non più disturbante dal punto di vista emotivo, registrando immediatamente una forte diminuzione delle emozioni e sensazioni corporee sgradevoli ad esso associate che generano sofferenza.

Non è facile prevedere la durata di un trattamento con EMDR, questa dipenderà dal tipo di problema, dalle circostanze di vita, dal numero di eventi traumatici subiti e dalla loro entità;  potrà essere molto breve, 4 o 5 sedute, oppure durare molto di più, in particolare per problematiche complesse, cui non è facile accedere.

A chi è rivolto:

L’EMDR viene usato da psicoterapeuti esperti, opportunamente formati nell’elaborazione del trauma, ed è un trattamento adatto ad adulti, adolescenti e bambini.

Particolarmente indicato per chi:

  • Ha subito piccoli e grandi traumi nell’età dello sviluppo, i cui effetti perdurano ancora nel presente (esperienze di derisione, abbandono o minaccia di abbandono, aver subito violenza fisica e/o verbale da un genitore, abuso sessuale, etc.);
  • Ha vissuto esperienze comuni stressanti (lutto, malattia cronica, aborti, perdite finanziarie, conflitti coniugali,  cambiamenti destabilizzanti, atti di bullismo, etc.) e continua a stare male;
  • E’ sopravvissuto o ha assistito ad eventi traumatici estremi (terremoti, e inondazioni, incidenti gravi, suicidi, omicidi, etc.).
  • Lavora a stretto contatto con il pericolo e con la morte: ci sono delle professioni che sono costantemente esposte a situazioni altamente stressanti come i soccorritori, medici in emergenza, chi lavora nei cimiteri, etc. che, anche se non vivono  l’esperienza direttamente, ne subiscono tutti gli effetti.

EFFICACIA DEL TRATTAMENTO EMDR

Dal 1987, anno della sua scoperta, ad oggi, sono stati effettuati numerosi studi controllati sull’efficacia dell’EMDR su diverse popolazioni cliniche, sufficienti a raccomandarne la sua applicazione in ambito clinico, in particolare su soggetti con Disturbo da Stress Post-Traumatico. La ricerca scientifica che si è attivata sull’EMDR è stata così imponente che, nel 2000, la Society for Traumatic Stress Studies lo ha inserito nelle sue linee guida come la terapia più supportata dalla ricerca per far elaborare il trauma psicologico.

Nel 1995 è stato inserito fra i trattamenti di efficacia dimostrata (evidence based) e con evidenze empiriche solide stilato dal Dipartimento di Psicologia Clinica dell’American Psychological Association ed è riconosciuto come strumento di terapia elettivo per il trauma nelle linee guida di molti paesi.

TRATTAMENTO FARMACOLOGICO

In associazione alla psicoterapia, a volte, è indicato l’uso di farmaci. In genere si tratta di antidepressivi che da soli non appaiono mai risolutivi ma procurano solo un sollievo temporaneo dei sintomi, pertanto si consiglia sempre un intervento parallelo di psicoterapia individuale.

TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE

Anche la terapia cognitivo comportamentale è risultata di valida efficacia nell’elaborazione del trauma e prevede l’applicazione di diverse tecniche:

  • esposizione all’evento traumatico attraverso la rievocazione di immagini ed il racconto dell’esperienza in tutti i suoi dettagli: odori, persone, luoghi;
  • identificazione dei pensieri che la persona si è creata in risposta all’evento, come ad esempio “sono impotente”, “sono fragile”, “non ce la farò mai” ;
  • identificazione delle emozioni negative in risposta al trauma come paura intensa, tristezza profonda, angoscia e come queste siano collegate a cambiamenti del corpo attraverso sintomi fisici di varia natura come dolori cronici, mancanza d’aria, tachicardia, etc.;
  • ristrutturazione cognitiva dei pensieri distorti a favore di pensieri più adattivi positivi e realistici: si fa vedere al paziente come in uno stato di sofferenza la mente compia errori logici ingigantendo il problema, vedendo tutto in termini di bianco o nero, etc.
  • tecniche di rilassamento e controllo del respiro che alleviano lo stress.

 

 

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